sabato 18 ottobre 2008
para mi matilde
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mercoledì 8 ottobre 2008
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la seconda lettera da Cordoba
eccomi qua, innamorato pazzo dimentichiamo le sofferenze che ha significato tutto cio. eccomi qua, innamorato pazzo in un altro continente, per starti piu vicino e senza pentirmene. eccomi qua, innamorato pazzo e disposto a tutto, eccomi pronto ad affrontare qualsiasi cosa. eccomi qua, in ginocchio da te.
eccomi qua, amore mio...senza se e senza ma, con la decisa volonta- que lo nuestro nunca se acabe...
eccomi qua a dirti ti amo ed ad innalzare altari di amore dedicati solo a te
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martedì 7 ottobre 2008
Lettera da Cordoba
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sabato 4 ottobre 2008
toto e la crisi finanziaria internazionale
http://www.radio-utopie.de/2008/10/04/toto-e-la-crisi-finanziaria-internazionale/#more-1930
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domenica 21 settembre 2008
Alcune verità sulla “crisi georgiana”
:::: 18 Settembre 2008 :::: 13:45 T.U. :::: Resoconto - Seminari di Eurasia 2008-2009 :::: Enrico Galoppini
di Enrico Galoppini*
Resoconto de “Il Caucaso in fiamme. La reale posta in gioco nella «crisi in Georgia» e la fine dell’unipolarismo americano” (seminario di “Eurasia. Rivista di Studi geopolitici” – Torino, 17 settembre 2008)
Il 17 settembre, a Torino, presso il Centro culturale italo-arabo Dar Al-Hikma, si è svolto il convegno “Il Caucaso in Fiamme. La reale posta in gioco nella "crisi in Georgia" e la fine dell'unipolarismo americano”. L’iniziativa, inserita nell’ambito dei seminari 2008-09 di “Eurasia. Rivista di Studi geopolitici”, ha visto la partecipazione di due ottimi conoscitori della questione che, recentemente, è stata al centro delle cronache e dell’attenzione degli analisti di politica internazionale.
Nell’introduzione, il sottoscritto ha esortato i relatori, Fabrizio Vielmini (esperto di geopolitica russa e ricercatore associato presso l'ISPI) e Luca Bionda (collaboratore di “Eurasia” che ha visitato Abkhazia ed Ossezia del sud) a sottolineare come la “crisi georgiana” abbia posto fine agli ultimi residui d’ambiguità della politica estera atlantica e dei suoi ‘diversivi’ (tipo la “guerra all’Islam”), quando ormai è evidente che l'obiettivo della “guerra al terrorismo” è la Russia. Allo stesso tempo, nella breve guerra d’agosto, è venuta a cadere la favola del “rispetto del diritto internazionale”, poiché l’esercito georgiano, sobillato dagli atlantici, ha colpito anche i peacekeepers russi.
Luca Bionda ha proposto inizialmente una scheda storica sull’Ossezia, e, con l’aiuto di una dettagliata carta della regione, ha illustrato ai presenti il complesso mosaico di popoli della regione del Caucaso. Dopo di che è passato a spiegare le relazioni che intercorrono tra gli osseti, i russi e i georgiani, in modo da capire perché i primi si sono posti sotto la protezione di Mosca. L’inizio del “problema” – ha spiegato il collaboratore di “Eurasia” – è da situare in concomitanza con la fine dell’URSS, quando le istanze autonomiste-indipendentiste dell’Ossezia del Sud (come di altre repubbliche) emersero chiaramente per motivi d’autodifesa, per poi giungere alla sistemazione del 1992.
Fabrizio Vielmini ha successivamente proposto un intervento denso ed illuminante su come gli Stati Uniti abbiano pianificato ed attuato una vera e propria “strategia per la Georgia”, dagli anni Novanta alle “rivoluzioni colorate”. Con la fine del sovietismo, la Russia ha dovuto per un decennio stare alle “regole del gioco” definite dall’America, che in un delirio d’onnipotenza mirava a stabilirsi (in eterno?) come l’unica superpotenza mondiale. Il tentativo d’imporre un mondo multipolare guidato dalla “unica nazione indispensabile” ha coinvolto lo strumento militare principe del dispositivo atlantico, ovvero la NATO, con la prospettiva di un suo “allargamento” a Paesi dell’area di tradizionale influenza russa e comunque ex sovietica, in maniera da completare l’accerchiamento ai danni del “nemico principale”. Allo stesso scopo gli Stati Uniti si sono dati da fare per far prevalere, con particolare impegno dopo il cosiddetto big bang del XXI secolo (l’11 settembre), il passaggio di oleodotti e gasdotti attraverso Paesi da essi controllati. La guerra delle pipelines, infatti, spiega anche in parte l’intervento in Afghanistan, e bene ha fatto Vielmini a ricordare che la “guerra al terrorismo” già nel 2002 apriva un nuovo fronte proprio in Georgia, con la scusa dei “ribelli ceceni” (!) affiliati ad al-Qâ‘ida. L’anno successivo, non a caso, avveniva la prima delle cosiddette “rivoluzioni colorate”, quella in Georgia, che avrebbe costituito il paradigma per tutte quelle successive, riuscite e non, dall’Ucraina all’Asia Centrale, passando per la Bielorussia, con l’obiettivo finale del colpo di mano a Mosca.
I relatori – mantenutisi sempre nell’alveo dell’analisi geopolitica – non hanno ritenuto importante dedicare del tempo alla denuncia della cosiddetta “informazione” e delle sue invenzioni, poiché è evidente che una propaganda che riesce a trasformare l’aggressore in aggredito può prosperare solo in un ambiente plagiato dai condizionamenti di quella stessa superpotenza i cui sogni di dominare il mondo si sono, probabilmente, infranti nel corso di quella che a torto potrebbe essere considerata una “crisi locale”. Piuttosto, è stata senz’altro utile la descrizione di alcuni aspetti della “democrazia georgiana”, per la quale – secondo uno dei cantori dell’indispensabilità dell’unipolarismo americano, Bernard-Henri Lévy – noialtri europei dovremmo essere disposti a ‘morire’. A voler prendere sul serio certi parametri “democratici”, quel che invece risalta è l’assoluta arbitrarietà del regime imposto da Saakhashvili, cresciuto ed ammaestrato dai suoi padroni d’Oltreoceano per andare a predicare un nazionalismo ottuso ed aggressivo ai danni dei popoli non georgiani che vivono entro i confini dello Stato retto da Tiblisi. Per non parlare degli atti d’intimidazione e delle violenze d’ogni tipo ai danni delle opposizioni, sia di piazza (quelle del nov. 2007 sono già finite nel dimenticatoio) che istituzionali (oppositori uccisi o fuggiti all’estero).
Lo sconsiderato attacco a Tskhinval e la pronta risposta russa sono stati al centro del secondo intervento di Fabrizio Vielmini. La Russia non poteva fare altrimenti. Mostrarsi indecisi avrebbe inferto un durissimo colpo alla credibilità della capacità della Russia di garantire sia la propria stabilità sia la propria credibilità, con successivo effetto domino di rivendicazioni separatiste ed incoraggiamento alle provocazioni delle nuove “democrazie” post-sovietiche targate USA. A questo punto, invece, le velleità degli Stati baltici, della Polonia, dell’Ucraina (in crisi istituzionale e con la Crimea che addirittura chiede a Kiev di riconoscere Abkhazia e Ossezia del Sud!) vengono fortemente ridimensionate, così come la possibilità da parte della cosiddetta “nuova Europa” di fungere da punta di lancia del dispositivo anti-russo escogitato dagli americani in combutta con quei settori europei che hanno sponsorizzato l’allargamento dell’UE a Paesi il cui “spirito europeista” è tutt’altro che comprovato. Uno dei contraccolpi della “crisi georgiana”, o meglio dell’indiscutibile vittoria russa, è stata l’emersione di fratture profonde in seno all’UE e di una spaccatura nel “campo euroatlantico” difficilmente ricomponibile.
Alcuni dei presenti hanno poi posto alcune domande, tra cui una nella quale si chiedeva un parere su un’eventuale svolta americana nel caso in cui Barack Obama diventasse il prossimo presidente. Ma l’approccio geopolitico ha il pregio di concedere ben poco all’ideologia, per cui Fabrizio Vielmini ha assicurato che le linee di politica estera di Washington restano fondamentalmente le stesse, repubblicani o democratici, e prova ne è che il pianificatore della strategia verso la Russia negli anni Ottanta, Zbignew Brezisnki (originario proprio della “nuova Europa”), è diventato uno dei consiglieri del candidato democratico… Lo stesso Vielmini, per non usare troppi giri di parole, ha ribadito che, per gli USA, il “nemico principale” è la Russia, e non la Cina, come alcuni sostengono, e sarà proprio interessante seguire se quest’ultima approfondirà la cooperazione avviata in seno all’Organizzazione della Conferenza di Shangai o se proverà ad approfittare del contrasto russo-americano per rinnovare la stagione della “diplomazia del ping-pong”.
Le conclusioni da trarre dal seminario di “Eurasia” dedicato al “Caucaso in fiamme” sono perciò le seguenti:
1) la fine dell'unipolarismo americano è già un fatto, e la manovra a tenaglia contro la Russia s’è inceppata, mentre l’America si avvia verso una crisi cronica (finanziaria, ma anche militare, per l’impossibilità di sostenere i troppi scenari che la vedono coinvolta);
2) il baricentro mondiale va spostandosi verso il blocco dei Paesi dell’OCS, con l’Europa che dovrà presto trarre da ciò le adeguate conclusioni, pena un “isolamento” attribuito vanamente alla Russia;
3) l’ultima spiaggia degli USA resta la messa in opera dell’extrema ratio: “Europa terra nostra o di nessuno”, e per questo il dispositivo militare anti-russo va dispiegandosi sul terreno dell’UE, anziché – come sarebbe logico osservando un mappamondo – in Alaska, davvero a due passi dal “nemico principale”…
La reale posta in gioco nella “crisi in Georgia” è, assieme a quella di altre “crisi” (si pensi a quella mediorientale, nient’affatto scollegata), l’esito della lotta per il predominio mondiale: da una parte gli USA, che vedono esaurirsi l’illusione di costituire l’unico centro decisionale, dall’altra le potenze eurasiatiche e il nuovo assetto multipolare del XXI secolo.
inserisco il link di un articolo di Marcello Foa per il Giornale del 12 agosto 2008 in sintonia con il seminario. eccolo qua
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sabato 20 settembre 2008
Esercizi di emancipazione dagli Stati Uniti: l'UNASUR
il 23 maggio del 2008, una nuova entità sovranazionale ha preso forma. si tratta dell'UNAUR (Unione delle Nazioni Sudamericane). l'organizzazione è integrante dell'esistente MERCOSUR e della Comunità Andina. il modello di riferimento, ovviamente, è l'Unione Europea, il più alto grado di integrazione tra stati mai raggiunto nella storia dell'umanità.
partecipano all'UNASUR i 12 paesi del continente sud amenricano:
Bolivia, colombia, Ecuador, Peru (Comunità Andina), Argentina, Brasile, Paraguay, Uruguay (MERCOSUR), Venezuela (in via di adesione al MERCOSUR), Guyana, Suriname e Cile.
(qua le altre informazioni statistiche, qua il trattato istitutivo e qua un interessante blog datato 24 maggio)
l'idea di istituire questo nuovo organismo politico è venuta ai presidenti partecipanti al Terzo Summit dei Paesi Sudamericani nel dicembre 2004, nel quale viene deciso ci abbandonare definitivamente le divisioni tra gli stati e, soprattutto, di disfarsi dell'ingerenza nord amenicana nelle vicende politiche del continente. i problemi del Sud America vanno affrontati all'interno del Sud America.
oggi, la crisi Boliviana, mette in funzione il sistema di negoziazioni e di incontri tra i presidenti per raggiungere un accordo comune che metta fine alle violenze, ascolti le istanze delle parti in conflitto e trovi una soluzione sud americana alla crisi.
per questo motivo, occhi aperti, questa organizzazione avrà un gran futuro
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a cosa ci ha portato la Georgia
ancora non ho scritto sui fatti georgiani dello scorso agosto. la visita al blog di antonio mi ha però convinto della necessità di farlo, benchè per certi versi l'agosto sia già preistoria.
tra il 7 e l'8 agosto Tiblisi tenta di recuperare la regione separatista filosrussa dell'Ossezia del Sud. in risposta, l'esercito russo invade la Georgia arrogandosi il diritto di difendere i suoi concittadini (il 90% dei sud osseti hanno passaporto russo) dal violento bombardamento georgiano della notte precedente.
negli Stati Uniti si sta preparando la convention di Denver, in Europa i parlamenti sono chiusi per ferie. i fatti georgiani fanno chiudere le sdraio a ministri, diplomatici e giornalisti. tutti eccetto Frattini che segue le vicende dal suo paradiso esotico (forse gli italiani dimenticheranno presto di questo fatto ma, per quanto mi riguarda, ogni qual volta avrò modo di parlare di Frattini rammenterò quest vergognosa mancanza di responsabilità dimostrata dal ministro degli esteri di una delle 8 nazioni più industrializzate del mondo, alleato NATO, membro fondatore della CEE e cliente di spicco del gas russo). il Presidente UE si reca a Mosca per mediare, mentre Bush parla di reazione sproporzionata.
risultato: i russi sono ancora in Georgia, il presidente Sarkosy si è limitato a fare da notaio alla prossima annessione dell'Ossezia del Sud al territorio russo e la campagna elettorale amenricana ha aggiunto un ingrediente alla sua ricetta propagandistica.
ma quali sono le ragioni del conflitto? domanda da un milione di dollari. la Georgia aveva visto respingere la sua candidatura al club NATO proprio per voto sfavorevole di Sarkozy ( e della Merkel); credeva forse che qualcuno sarebbe venuto in suo soccorso? pensava forse che subire un'aggrssione russa avrebbe dato qualche chance di entrare nella NATO? al contrario, quanto accaduto diminuisce le possibilità di far parte dell'alleanza: se la Georgia entrasse nella NATO e ripetesse un azzardo del genere l'intera Europa sarebbe costretta ad una guerra contro la Russia in virtù della difesa reciproca. impossibile.
intanto la Polonia si vantava di aver aderito allo scudo missilistico; Washington assicurava che non si trattava di una soluzione anti russa ma contro le minacce iraniane. peccato che chiunque abbia un minimo di conoscenza dell'hardware militare americano sa che i missili patriot che verranno installati in russia hanno come unico obiettivo i missili di cui è dotato il Cremlino. del resto le menzogne e la disinformazione sulla situazione internazionale ha dilagato per tutto agaosto e per i primi di settembre. Kagan si è permesso di dire che le circostanze che hanno portato al conflitto non sono importanti.
in ogni caso il danno è già fatto, i russi sono in Georgia ed al contrattacco per la prima volta dal 1991 ad oggi. l'interregno inziato nel 1991 è definitivamente finito: il Consiglio di sicurezza ONU a cui avevamo affidato le nostre sorti non esiste più, sepolto dalle bombe su Belgrado, dal'invasione dell'Iraq, dal nucleare iraniano, dal riconoscimento del Kosovo ed adesso dalla presa russa di Gori, la città natale di Stalin.
adesso non ci resta che attendere le vaste ripercussioni di quanto accaduto e la risposta ad una domanda decisamente più esplicita di quanto lo fosse in passato: con chi vogliamo stare?
come aproffondimento consiglio
Sergio Romano su Panorama e
l'editoriale online del nuovo limes "Russia contro America peggio di prima" che purtroppo da dove mi trovo non potrò aver
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sabato 13 settembre 2008
come quando gli ucelli se ne migrano lasciando il loro nido
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martedì 9 settembre 2008
simpatia cristiana
di solito evito di riportare le avventure del nostro Primo ministro, un po perchè preferisco lasciarlo lavorare ed un po perchè c'è poco da ridere.
ma questa parodia mi è piacciuta parecchio
ecco il sito dove ho trovato questo ilare racconnto di M. Travaglio in merito alla partecipazione del Presidente alla visita del pontefice alla basilica di Bonaria di Cagliari domenica 7 settembre 2008
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APOLOGIA...DI METIU
peggiore del mondo, tale metiu, il quale, su incosciente iniziativa di mio fratello, ha portato
la sua carcassa ed il suo schifo di ragazza a casa mia ad abusare della pazienza e della gentilezza
dei mie genitori. ti spiego:
arriva che sta gia' male..malissimo, infreddolito, bianco. lo curiamo. il giorno dopo rientra sbronzo
all'ora di pranzo (!!!!!). zero rispetto. vaneggia un po, si butta sulla sdraio e dondolandosi fa:
"ah, che benessere...ah, che benessere". io guardo mio padre allibito. arriva mia madre e gli da La Medicina.
La Medicina, e' una pastiglia che gli svuota lo stomaco. cioe', lui mangia e subito dopo caga. ed infatti cagava
sei/sette volte al giorno. mangiava piu' di diliddo e dani messi assieme.
rientra a cena...di nuovo ubriaco..cosi per un paio di giorni, sino a quando mio zio non lo ha cacciato dal bar
perche' faceva scappare iclienti, scroccava da tutti e rovinava il morale alla gente. quando gli ho fatto
notare che mio zio aveva ragione rammentandogli quanto la sua faccia fosse da fattone (pensa che stava con la testa
poggiata sul tavolino!!! per dirti la gravita') si e' perfino offeso. a qule punto chi apre bocca? quello zombi della ragaza
che dice: "ma scusa, se non si e' fatto come puo' sembrare un fattone?" un genio no?
senti, ombra, le ho detto, a me e soprattutto al resto del mondo cosa gliene frega se uno con questa faccia si e' fatto o
meno? (nel mentre lui era buttato per terra con un malessere indescrivibile negli occhi, nella bocca, nelle mani, nei vestiti..)
guardalo un po', ti sembra una persona normale? e lei sai cosa mi risponde? "Si!". basta, le ho detto, ci rinuncio
del resto anche lei e' tutto un programma: tossica di goccie anti ansia da tre anni. pensa che gliele doveva dosare mia madre
altrimenti o se ne beveva troppe o gliele inculava metiu. il 10 agosto sono uscito fuori strada con la macchina. con me c'erano pure
l'oro. incredibilmente illesi tutti quanti, compresa la macchian. eravamo per strada quando si ferma un'altra auto. la tipa
che guidava dice: "state bene? e' tutto ok? la guardia medica e' qua vicino e..." non l'avesse mai detto. qwuella troia inizia ad accusare
un dolore alla schiena e si, mi fa un po male, e' meglio se mi faccio controllare... brutta puttana, sai cosa voleva andare a fare
alla guardia medica? farsi prescrivere le gocce. brutta troia, ho rischiato la galera (erano le sei del mattino, rientravamo dalla notte bianca
di un paese vicino..immaginati se mi avessero fatto il palloncino, fortuna che e' arrivato mio padre ed ha detto che guidava lui) per le
sue gocce..infatti le ho detto che doveva smetterla, che una malattia e' il tumore, non l'ansa. la malattia fa male, non da scimmia
insomma..miliardi dib altri anedoti..ma ti voglio raccontqare il piu' esilartante, quello che ti fa capire quanto e' merdoso, egoista ed
egocentrico metiu. hai presente quando graf dice: "signora stia tranquilla, suo figli e' in buone mani, non se la meni..etc". ecco si
e' autoconvinto che quella canzone parli di situazioni tipo le sue quando deve andare ai rave con gli altri amici rimastini e lui dice quella
frase alle madri dei suddetti. la acoltava mille volte al giorno ed il suo egocentrismo non lo ha fatto smuovere da quella convinzione.
e' proprio alla frutta e non gliene frega niente se gli altri sono dispiaciuti per lui.- sembra quasi che sia dispiaciuto lui per gli altri.
gli facciamo pena
ma lasciamo perdere...
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domenica 7 settembre 2008
Do we really need another Web browser?
Does the world really need another Web browser? Google thinks so. Chrome, its new browser, was developed in secrecy and released to the world Tuesday. The Windows version is available for download now at google.com/chrome; the Mac and Linux versions will take a little longer. ...iht...
...fortuna che sono felicemente diventato utente linux
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sabato 6 settembre 2008
noir 2...la fuga
non abbiamo fatto niente di male; non lo stavamo facendo per scherzo, per sbaglio o per caso. era per salvarti il culo. alla fine lo hanno capito anche loro.
quella che avevano davanti era una situazione più che sospetta, non c'è dubbio. potevano anche pensare che la cosa fosse pericolosa.
moreno è quello che è sceso dalla macchina, è quello che se noi fossimo stati armati sarebbe morto. non poeteva mica accoglierci a tarallucci e vino! l'altro è rimasto in macchina ed ha tirato il freno a mano solo dopo che moreno gli ha fatto capire che aveva la situazione sotto controllo. che cazzo ne sapevano chi avevano di fronte? si coprivano le spalle.
alla fine si sono resi conto che sarebbe stato proprio da stronzi farcela, o meglio, fartela pagare. scappavamo come ladri...come se il motorino lo avessimo rubato. certo che poi come ladri eravamo anche poco credibili, era palese che ci mancasse qualsiasi esperienza. specie aver disseminato casco e scarpe...ottimo modo per far perdere le tracce...con un po di retrospezione, forse anche moreno ha capito che quella non era la corsa di un delinquente ma di un disperato. senza assicurazione, senza patente, senza documenti, in due, io senza casco, nascosti in un cespuglio, rientrando dal lavoro alle 4 del mattino. gli abbiamo proprio fatto pena
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noir 1
...ma perchè eravamo io, lui e liza in macchina di quell'altro. lei doveva andare a pasiano ed io a baldasseria. quell'altro non aveva abbastanza benza e figuarti se avevamo soldi in tasca. cazzo, se potessero non ci darebbero neppure da mangiare, figurati se porto soldi appresso e rischiare pure di pagare un mojito
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martedì 22 luglio 2008
vieni a trovarmi giù a south park
premesso la totale riverenza ed il totale rispetto per le serie dei simpson ("se non state zitti bart non guarderà i cartoni e lisa non andrà all'università") e gli elogi per quelle di family guy e futurama, credo che south park sia un altro pianeta, un'altra faccenda..ben più complessa, più sudicia, più fastidiosa e sgradevole ad accettare delle altre. una faccenda più vera del vero..nel senso che non si tratta di parodie di storie importanti o magari fondamentali . si tatta più di parodie di storie banali e politicamente corrette, normali situazioni ma esageratamente macabre nei dettagli. uno sguardo alle trame (per chi non le conoscesse) sarebbe di aiuto...se nei simpson lo stupido è homer, in south park gli stupidi sono gli adulti. se nei simpson burns è il cattivo, in south park i cattivi sono gli adulti. se nei simpson esite una morale accettabile per il telespettatore, in south park la morale è accettabile per un mondo di mostri, di deviati.
sostanzialmente, da south park non si impara niente, non si evincono responsabilità, nessun interrogativo. la puntata finisce in armonia..tutto si aggiusta (a suo modo) ed il problema iniziale si risolve secondo criteri e parametri normalmente accettati solo nel mondo parallelo di south park.
La satira di South Park prende di mira molti aspetti della cultura statunitense e dell'attualità, e sfida molti dei tabù e delle convinzioni radicate nella società, di solito attraverso la parodia e il grottesco, seguendo e "accelerando" follemente la scuola dei Monty Python. L'abuso di minori in ogni sua forma è tema ricorrente nella serie animata insieme all'omosessualità e al tema della morte (famose sono le morti di Kenny le quali solitamente vengono commentate da Stan e Kyle con le frasi «Oh mio Dio, hanno ucciso Kenny!» «Brutti bastardi!»). La serie è inoltre famosa per la trattazione di temi d'attualità in maniera pressoché estemporanea (come gli attentati dell'11 settembre 2001 o il caso Terri Schiavo); fatto dovuto alla sua tecnica di realizzazione (animazione computerizzata) che permette la realizzazione di un episodio in soli tre giorni (il 75% in meno rispetto ad una puntata dei Simpson).
wkp
non è una parodia del mondo reale..è più una parodia dell'immaginario della bassa cultura americana. più nello specifico: non si tratta di storie basa sulle esperienze dei cittadini americani ma sui paradigmi della loro cultura sociale. è una parodia delle morali dei film, dei telefilm, dei telegiornali, delle religioni e delle paure. ad esempio: una campagna di sensibilizzazione contro gli effetti del fumo nella scuola elementare. 5 ragazzi inscenano un balletto al ritmo di un jingle che condanna gli effetti dannosi del fumo ed i vantaggi di non fumare. i bambini della scuola, allibiti e spaventati, stanno a bocca aperta, mentre i loro pensieri neutri subiscono un bombardamento nucleare di vaste dimensioni. le ultime parole dei 5 bombardieri nucleari dicono qualcosa del tipo "Se fumi sei infelice come uno che ha il Cancro! se fumi sei felice come un Morto! se non fumi sei felice come Noi" . di conseguenza, i 4 protagonisti appena escono dalla scuola vanno immediatamente a fumare una sigaretta: 4 contemporaneamente.
in oltre sono presenti quelle tipiche sfide con se stessi degli eroi holliwoodiani, però più che inseguire "sogni americani" come le eroiche battaglie per il successo si inseguono record bizzarri quali lo stronzo più grande del mondo, o il cambio di sesso o di razza, oppure la disinfestazione dagli hippy. i preti portano bambini nudi al guinzaglio, gesù è un fallitto, rivaleggia apertamente con babbo natale, il diavolo ha una relazione con saddam hussain, il popolo è più stupido dello stesso bush e tutti hanno paura di tutto (quando la fox annuncia l'imminente messa in onda di una puntata dei griffin in cui si fa satira sulla figura di maometto, gli scienziati consigliano alla popolazione di fare un buco nella sabbia ed infilarvici la testa per scongiurare la reazione dei fondamentalisti). solo i bambini hanno una coscienza..ma questa viene solitamente inibita, deviata o sconvolta dall'incapacità degli adulti di dare soluzioni accettabili ai risultati delle loro azioni (il possesso di auto ibride riempie di superbia i propri possessori tanto da produrre nubi tossiche più dannose dello smog!).
insomma...un altro pianeta..un altro concetto..un altro sistema di rappresentazioni collettive..
in oltre c'è eric cartman il vero protagonista di questo universo parallelo..le sue scelte,solitamente sono: controtendenza rispetto ai gesti vigliacchi ed incompetenti degli adulti; qualunquistiche tendenti alla più infima mediocrità intellettuale. in entrambe le situazioni cartman esagera all'ossessione i sintomi di denigrazione o adorazione. ad esempio: in un episodio qualche intento aducativo degli adulti provocana una distorta reazione dei bambini. non ricordo quale, fatto sta che i bambini iniziano ad odiare quelli con i peli rossi! eric cartman si pone a capo del pogrom studentesco e intrattiene le folle predicando il rigetto sociale verso quella minoranza. riesce così ad emarginare i diversi. ma i suoi amici gli gioccano un brutto tiro..si introducono di notte nella sua stanza per cambiar colore alla sua chioma. la mattina cartman si sveglia e si riscopre pel di carota. inizialmente tenta di risolvere alla complicazione cercando di convincere gli altri (i non pel di carote) del fatto che a parte il colore dei suoi capelli tra lui e quelli normali non vi era differenza. ma la sua propaganda e le sue idee sono profondamente radicate nella società e viene così emarginato. e cosa decide di fare il genio? fonda una società segreta di pel di carota con l'intento di uscire dalla sua condizione di minoranza sterminando la maggioranza. ribalta completamente tutto e tutto si muove all'oscillare del suo culo immenso.
del resto la storia di eric cartman è uno schifo..una vera merda..la sua è l'infanzia più infelice del mondo. un'intero episodio è dedicato alla ricerca di suo padre seguendo i resiconti delle scopate della madre ad una festa della birra di qualche anno prima (non vent'anni dopo, cinque). ogni uomo intervistato da cartman dice che si è appartato per scoparsi sua madre, ma che nel mentre succedeva qualcosa e fatto sta che spunta il nome di un altro uomo che scopava con sua madre. e così via sino ai colorado bulls del 1992. una macabra commedia.
cartman, ultra-americano ed ultra-conservatore, riveste un ruolo di boss impericolosito dalla sua infelicità solitaria...
lungi dall'essere un elogio a tali caratteristiche, la serie south park è la dimostrazione dell'incoerenza tra fini e mezzi dell'america..quando gli adulti rendono illegali i gatti (a cat ban bill) perchè i bambini aspirano le loro urine per sballarsi, eric (che odia le droghe ma ancora di più i drogati) nasconde il suo gatto in soffitta..(anche altri bambini nascondono i loro gatti..ma non per le stesse ragioni di eric..ad esempio kyly nasconde il suo tra i vestiti come se si trattasse di cannoni o porno.. i suoi lo scoprono e ripetono il solito cliche "di chi è questo?" sventolando una bustina trasparente con dentro un gatto - miao! - si sentono rispondere con un altro cliche ancora:"no è mio, lo tengo per un amico"..un gatto! )..ma una notte eric sente lamentarsi il suo gatto. sale in soffitta da lui: dalla finestra si scorge una gattina..di cui il suo gatto è follememente innamorato..dopo qualche resistenza e dopo aver cercato di far ragionare il suo gatto sui rischi che potevano correre entrambi, eric cede e acconsente a far entrar dentro la micia..esce in giardino con impermeabile e cappello da agente segreto (è il personaggio che cambia abiti più spesso..), vede la gatta, le fa cenno di seguirlo..e all'improvviso spuntano i suoi due cuccioli..eric acconsente anche a loro..correndo grossi rischi..e poi...
anche sulla rete... QUA!!!!!
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sabato 19 luglio 2008
about tina
Durante lo special, Christof Putzel sarà in collegamento per commentare la sua video-opera.
current.com/promo_vanguard_VIDEO
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15° SUNSPLASH
a parte il reportage dell'amico eddi, le scorrerie nell'area campeggio hanno diversificato i loro obiettivi, concentrandosi su particolari neppure tanto nascosti. particolari che quelle altre volte non riuscivano a distrarre il peccato di gola.
così sono finalmente riuscito ad aprezzare la pizza degli elfi nella loro sudicia pozza di fango, il ferramenta con gli accessori per sopravvivere nel bosco, il supermercato dove i rasta fanno la spesa per la cena. i bambini a pascolo brado, vestiti come i padri e le bambine come le madri.
un'africa benestante e soddisfatta della naturalezza e della serenità del loro vivere. felici di non avere niente. un'africa con l'ATM bankomat
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martedì 15 luglio 2008
SATIRA, ULTIMO SUICIDIO A SINISTRA - DISTRUGGEVA PARTITI, È FINITA COME UN PARTITO - GRILLO CHE TI CHIAMA “SCRITTORE PREZZOLATO”
Jacopo Iacoboni per “La Stampa”
Prima non era così, la satira. Esisteva una sinistra; e poi esisteva chi la prendeva in giro. Cose distinte. Ora no, tutto si mischia, invettive e ragionamenti, risate e (para)politica. Le filippiche di Beppe Grillo in piazza Navona contro il presidente della Repubblica (il primo presidente ex comunista!). Sabina Guzzanti che parla male di Curzio Maltese (già autore di Serena Dandini).
Michele Serra che scrive pacato sostenendo di condividere Maltese. Vauro che va con Santoro. Paolo Flores che attacca il manifesto. Nanni Moretti che dice «sporcano tutto», anche la satira. Dario Fo che invece sta con Sabina, «la satira ha il diritto di insultare, è sempre stato così».
Stefano Benni che a cena si mostra disgustato e scrive sempre meno, via da Bologna, giù a Roma, meglio pensare al figlio diciottenne che cullarsi nell’autodistruzione. Daniele Luttazzi, pur pratico di coprofagia in tv, che scrive sul suo blog «stiamo attenti», non varchiamo il confine che dallo sberleffo anche hard porta all’urlo, dalla satira alla politica dei tribuni. Sfotti il Papa, e sei il primo a pontificare.
Nella deriva terminale della politica spettacolo, dove lo show prende il posto dell’opposizione (era accaduto ormai da tempo) e di ogni altro discorso pubblico (accade ora nelle piazze, e peggio ancora su Internet), è surreale osservare cos’è capitato alla più geniale generazione di satirici che l’Italia abbia conosciuto negli ultimi trent’anni. Quelli che «ci conosciamo tutti», quelli usciti da esperienze di vita simili, e poi dal Male, da Tango, da Cuore, o i più giovani, fratelli minori che avevano creato la stagione già televisiva della Tv delle ragazze, della Rai tre tv-verità, della ridotta del teatro Ambra Jovinelli.
Avevano sepolto di sberleffi (Il Male) l’austerità ottusa del Pci del ‘77, incapace di capire i giovani, umorismo e satira cochon vicina agli sfottò geniali degli indiani metropolitani, quelli di «Lama non lama». Dieci anni dopo avevano assestato il colpo di grazia al partito morente di Natta, lo raffiguravano come scimmietta ammaestrata ai piedi di Craxi e Andreotti (la copertina feroce su «Nattango»). Avevano quindi campato (Cuore) sul Psi craxiano dell’Italia da bere e di Tangentopoli, «Scatta l’ora legale: panico tra i socialisti». E poi, nella tv di Dandini e dei fratelli Guzzanti (anche loro ormai divisissimi), irriso alla pari Silvio e Romano. Finiscono, adesso, in un mesto tramonto italiano, lontanissimi gli uni dagli altri. Seppelliti da una risata, nel frattempo degradata a ghigno.
«Tango - ha raccontato Staino - finì perché non voleva diventare così». E ieri sull’Unità si tirava fuori un po’ sconsolato nella vignetta su Funari: «Funari ci ha lasciato?» «Non ha retto questa volgarità». E dire che quel giornale satirico - che raccolse Altan, Pazienza, Vincino, Angese, Ellekappa, Panebarco, più Sergio Saviane, Michele Serra, Stefano Benni, Gino & Michele - era stato feroce, aveva, lui sì, cantato il requiem a un partito, liberando il mondo comunista dalla drammatica assenza di autoironia.
Per la prima volta la sinistra irrideva la sinistra, con lievità e senza andare in piazza; ai tempi di Fortebraccio, o del Don Basilio anticlericale, o delle rubriche sull’Unità, «Il fesso del giorno» e «Il dito nell’occhio», o dei disegni di Gal, i comunisti sfottevano il nemico, non se stessi. Tango cambiò tutto, uscito grazie a un politico «di destra», Emanuele Macaluso, capace di dare tutta la libertà a quei giovani che sfottevano Natta, buttavano giù dal piedistallo gli intellettuali leggendari del Pci (alla morte di Renato Guttuso titolarono «Dio c’è... e vuole la sua parte d’eredità»), prendevano per i fondelli il giovane D’Alema, capo della Fgci, che per loro era e rimarrà sempre «Minimo», non Massimo... «Nessuno pensò mai di fare il leaderino», ricorda sempre Alessandro Robecchi, assieme a Serra pilastro di Cuore.
Sono i più intelligenti; quelli che avevano capito dove si stava andando a parare. La slavina è proseguita nolente loro. Fu proprio «Minimo» D’Alema che chiuse Tango, magari non stracciandosi le vesti. Eppure satira e politica (e sinistra) s’erano già allora a tal punto confuse che proprio «Minimo» sancì la fusione quando nel novembre ‘99, da presidente del Consiglio, fece causa a Giorgio Forattini chiedendo tre miliardi di risarcimento per una vignetta che lo raffigurava intento a cancellare con il bianchetto dei nomi da una lista del Kgb. Anche quella querela fondeva i generi: ciò che oggi i «compagni di scuola» ex Fgci imputano a Grillo e Guzzanti.
Sostiene Serra che Cuore decise di sciogliersi perché «ogni altro possibile sbocco (ma perché non fate un partito? perché non vi presentate alle elezioni?) ci sembrò esiziale», tra i due linguaggi, politica e satira, rappresentanza e rappresentazione, occorre «provare disperatamente a ristabilire ambiti e competenze». È come opporsi all’età della tecnica, al tramonto della politica, a Britney Spears che s’impasticca, dinanzi a Beppe Grillo che da mesi ti chiama «scrittore prezzolato», o Sabina Guzzanti che dà del «sicario» ai suoi amici d’un tempo, tutti sotto le macerie di una risata che avrebbe dovuto seppellire altri, e invece ha fatto a pezzi noi.
Dagospia 14 Luglio 2008
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mercoledì 11 giugno 2008
LETTER FROM EUROPE
BERLIN: Whenever the European Union has sent the police or troops to trouble spots around the world, Russia has never objected. It always wanted a stronger Europe that could serve as a counterweight to the United States and weaken the trans-Atlantic alliance.
But on Kosovo, one of the leftover conflicts of the Balkan wars of the 1990s, Russia has turned the tables on the EU. As a member of the United Nations Security Council, it has blocked Brussels from replacing the UN administration in Kosovo. The United Nations has been there since 1999, after NATO planes bombed Serbia to end the ethnic cleansing of Kosovo Albanians by Serb forces.
The EU contingent of nearly 1,200 police and judiciary officers was supposed to be in Kosovo by Sunday. That is when the Kosovo government will implement a Constitution confirming the independence from Serbia that it unilaterally declared in February. The problem is that Russia will not accept the change in the UN's role in Kosovo to make way for the EU.
"Russia has been unhelpful, to put it mildly," said Jaap de Hoop Scheffer, the secretary general of NATO, which has 16,500 troops in Kosovo. "In all my discussions with the Russians, they recognized that Kosovo was a sui generis case. Now they have changed position and say 'no, no, no, no - we are creating all kinds of precedents."'
NATO's fear is that if the issue is not resolved, and soon, it could lead to instability in a state that is not recognized by all EU and NATO countries and whose independence is bitterly opposed by Serbia and Russia.
[...]
Russia, displeased that some European countries and the United States recognized Kosovo's independence, is blocking those arrangements. Its main objection, officially, is that Kosovo declared its independence from Serbia without a green light from the UN Security Council and without support from Serbia. But analysts say the Russian objections are based on the Kremlin's ambiguity toward a stronger EU.
"The Kosovo issue shows just how ambiguous Russia's attitude towards a stronger EU actually is," said Sabine Fischer, a Russia expert at the EU's Institute for Security Studies in Paris. "It wants a stronger EU as a counterweight to the U.S., but it is not willing to have that stronger Europe at the expense of Moscow having no veto over what the EU does. That is why it wants the EU mission in Kosovo under some kind of UN umbrella."
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sabato 31 maggio 2008
il primo pensiero
non è come sembra, è tutto vero
anche se stento ad afferrarne i bordi, a scongerne i confini, a decifrarne i colori
é tutto vero ed è tutto qui. qualcosa di enorme dentro una scatola di ciocolattini,
nel promumo delle fragole...
e nell'inchiostro della penna blu che hai dimenticato assieme alla tua giacca..ed
assieme a tutto ciò che non scorderò mai...
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martedì 27 maggio 2008
Y los olores, sonidos, colores y sabores que me hacen acuerdar todo esto
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on the road
Autostrade e "premi produzione" per l'ad è una questione di dignità
I fatti. Gli amministratori delle società pubbliche da due anni a questa parte si trovano davanti un problema non da poco: il governo Prodi per rispondere alla montante polemica sui compensi d'oro degli amministratori, e risolvere con un sol tratto di penna le decine di voci che arricchivano gli emolumenti pubblici, decise di cancellare ogni cosa, e stabilire un tetto. Tetto dei compensi: oltre una soglia non si può andare. Più di tanto niente.
Per merito o colpa della riforma che porta il nome di Linda Lanzillotta, già ministro per gli Affari regionali, una quant....
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sabato 24 maggio 2008
extranando salamanca...2006
Y un abrazo gigante a mis compañeros de piso, josé y su gana de vivir, susana perdida en su mundo de hadas, maria que ha cuidado de mi cuando estuve enfermo, rafa que sabe hacer cada cosa. Y giudit que ha vivido con nosotros, chuchi que llegaba por los días de fiesta y kico, un filosofo de verdad.
Vamos, lo digo: “ha sido divertido”, podemos repetirlo. Pero todo lo que digo creo que entre de quince días ya no estará en mis manos.
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“Capisci, George? L’Ucraina non è nemmeno uno Stato!
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venerdì 16 maggio 2008
no title
mi spiego: se un italiano uccide un essere umano all'interno del proprio paese rappresenta, al massimo, un fallimento della società, dell'educazione o della cultura; se invece è un immigrato ad uccidere colpe e cause astraggono dalla responsabilità civile del territorio e della società in cui il reato è stato commesso. la gente si chiude in casa ed odia lo straniero perchè non ne riesce a prevedere e controllare i comportamenti.
bene, dalla generalizzazione e dalla vasta gamma di ragioni che impongono all'europa il bisogno di schiavi stranieri (e straniero in europa non è certo il tedesco, ma è percepito come tale il rumeno) porto avanti la mia semplice richiesta: così come un cittadino europeo per costruirsi il proprio futuro ed una condizione di benessere è tenuto ad impegnare i propri sforzi nello studio e nella formazione, impegnando le risorse delle proprie famiglie, per poi mettere in competizione le proprie competenze con altri suoi concittadini, allo stesso modo dovrebbero fare gli immigrati. perchè la nostra comunità economica non dovrebbe avere il diritto di imporre gli stessi criteri di selezione e di competenza ad offerte di lavoro non qualificate quali sono quelle presentate dagli immigrati? perchè non si selezionano le masse di lavoratori che premono alle frontiere? e perchè non gli si fa notare che con loro la mano sarà più pesante perchè non rientranti negli stessi valori sociali del terriotorio in cui si recano? perchè ci si stupesce se un morto di fame ruba?
il problema vero è che li si fa competere sul prezzo e non sui valoricivici e sul rispetto delle regole. i caporali degli industriali e dei latifondisti non hanno bisogno di baronetti ma di braccia silenti e low cost. ma dei loro bisogni io e gli altri cittadini possiamo anche fregarcene. personalmente vorrei che a lavorare nei cantieri siano delle persone educate ed istruite. ma no, quelle persone rimangono a casa e qua arriva solo la feccia. è un grosso risparmio per i sistemi carcerari dei paesi di provenienza, ma un alto costo sociale per i paesi di destino.
ma tornando ad anno zero, alla fine di anno zero, i lampedusani che lavorano a rimini (da più di 30 anni sentendosi ancora lampedusini, alla faccia delle cazzate sull'"Integrazione") che votano lega sono il segnale più forte di quanto la competizione globale debba guardare in faccia alle persone e riconoscere a queste ultime il diritto di vivere da esseri umani anche se non si è extracomunitari. se un immigrato si rende conto che nel mio paese passare una notte in questura non è poi più grave che dormire in una baracca, bè, siamo alla frutta
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giovedì 15 maggio 2008
ARIA
dalla radice spunta sempre un nuovo germoglio, anche se delle volte si cerca di negare l'evidenza e si pensa di essere giunti alla fine. qualche volta sembra l'ultima, ma quanto è bello sapere che così non è
voglio Aria, voglio Aria, voglio Aria, voglio Aria, voglio Aria, voglio Aria
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mercoledì 14 maggio 2008
dal maggio 2006, con valore attuale
è difficile, non ci si può svegliare all'improvviso e permettersi di smettere, di scendere giù dal carro. così, come se niente fosse. il cane lo dimenticai già da tempo e la spiaggia era divenuta palcoscenico di nuovi spettacoli, altri attori, copioni differenti. è ridicolo come certe volte si creda che una idea o un pensiero possa valere per sempre. eppure girati un attimo e guardati dietro. cosa ti è rimasto di ieri? ciò che solo mi ricordo è che mi sto dimenticando di tutto e ADESSO VOGLIO PARLARE CON TE, dirti che per quanto sappia che io non ti manco, tu neppure manchi a me.ma se vuoi si può continuare a mentire, una bugia è gratis,COME UN BACIO SULLA GUANCIA
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lunedì 12 maggio 2008
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martedì 6 maggio 2008
das leben der anderen (le vite degli altri) [film]
il bello della DDR era proprio il mix tra i sentimenti di riconoscenza nei confronti della Rivoluzione (orgoglio socialista) e le passioni idelaiste degli artisti (dissidenza adrenalinica).
lo scrittore e commediografo greorg dreyman la sta combinando grossa: un saggio che tratta dei suicidi degli artisti nella germania est. il capitano della stasi gierd wiesler passa le giornate ad ascoltare la combricola di dissidenti riunitasi in casa dreyman per preparare il saggio che dovrà passare oltre cortina per finire nella redazione del settimanale della Germania Federale "dier spiegle".
ad un certo punto si assiste ad una particolare variante della sindrome di stoccolma ed il film acquista una rapidità ed una irreversibilità che lascia scosso il pubblico. la splendida compagna christa-maria entra in scena nel palcoscenico della stasi e la trama consacrerà il vero eroe, l'antieroe. l'attore non protagonista.
un film splendido (oscar come migolior pellicola straniera 2007), un'atmosfera malinconica, un mondo che sembra lontano anni luce, da molti dimenticato, da altri rimpianto, dal giudizio della Storia snobbato.
"das leben der anderen", un film di florian henckel von dennesmarck, germania, 2006
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sabato 3 maggio 2008
la nostra guerra
reuters Ue accordo Saa per rapporti con la Serbia (29 aprile)
LUSSEMBURGO - L'Unione europea firmerà oggi un accordo per avere legami più stretti con la Serbia.
E' quanto ha detto un portavoce della Slovenia, presidente di turno dell'Ue.
"I ministri si sono trovati d'accordo sul fatto che la Ue firmi oggi l'accordo 'Stabilisation and Association Agreement' (Saa o Asa in italiano) con la Serbia ... I ministri inoltre hanno raggiunto un accordo a certe condizioni. La firma dell'accordo avverrà oggi pomeriggio alle 16,00 (ora italiana)", ha detto un portavoce della presidenza nel corso di un vertice in Lussemburgo.
In precedenza, un portavoce olandese aveva precisato che le condizioni prevedono che la ratifica da parte degli Stati Ue del patto inizierà soltanto una volta che l'Ue sarà convinta che Belgrado collaborerà a pieno nel dare la caccia alle persone accusate di crimini di guerra, e che la Serbia inizierà a ricevere gli aiuti dal punto di vista commerciale e umanitario previsti dall'accordo soltanto in quel momento.
international herald tribune Nikolic follows own path ( 2 maggio)
By DAN BILEFSKY
The leader of the Radical Party, which could be a part of a coalition government soon, lashed out at the United States and European Union countries for recognizing Kosovo, but he ruled out going to war. il velino Solana dietro la firma del trattato Saa (2 maggio)
Roma - C’è lo zampino di Javier Solana dietro la firma del trattato di Associazione e stabilizzazione (Asa o Saa ) tra Unione europea e Serbia. Il negoziato, secondo quanto ha appreso il VELINO a Bruxelles, ha infatti subìto una decisiva accelerazione i giorni che hanno preceduto il Consiglio dei ministri degli Esteri dell’Ue di martedì 29, in seguito alle raccomandazioni partite dall’ufficio del responsabile della politica estera e di sicurezza comunitaria. Solana, che ha avuto numerosi colloqui ad alto livello con le autorità serbe dopo la dichiarazione d’indipendenza del Kosovo, ha fatto presente ai rappresentanti dei Ventisette che le previsioni sull’esito delle elezioni dell’11 maggio in Serbia non sono incoraggianti per la coalizione guidata dal Partito democratico (Ds) del presidente Boris Tadic, favorevole a una maggiore integrazione con l’Europa malgrado l’incidente del Kosovo. E un successo dei radicali di Tomislav Nikolic (già vicino alla vittoria contro Tadic alle presidenziali dello scorso gennaio), coadiuvati dai demo-nazionalisti del premier uscente Vojislav Kostunica, potrebbe dar vita a un governo molto rigido rispetto all’Europa, pronto a subordinare ogni possibile intesa a una revoca delle decisioni della maggior parte dei Ventisette sul Kosovo. Al contrario, Tadic, pur ribadendo la sua opposizione al riconoscimento della (ex) provincia, è convinto che l’adesione all’Unione europea costituisca l’unico modo di difendere realmente le posizioni serbe sull’indipendenza di Pristina, oltre che la migliore possibilità di sviluppo economico per il paese.
[...]
ansa (3 maggio)
In un'intervista al New York Times, l'esponente dell'estrema destra ha precisato comunque di non ritenere una figura totalmente negativa l'ex presidente, la "mente" della guerra dei Balcani che nel suo Paese costò la vita ad almeno 125mila persone. "Milosevic non è stato un criminale, ma ha commesso molti errori", ha affermato Nikolic, 56 anni, personalità carismatica e violenta che un tempo sorvegliava cimiteri e si autodefiniva con orgoglio "impresario di pompe funebri".
Il suo humor serbo potrebbe diventare più familiare al resto d'Europa dopo le elezioni parlamentari dell'11 maggio. "Spinto" dalla rabbia dell'elettorato per la dichiarazione unilaterale di indipendenza della provincia del Kosovo, l'Srs è leggermente in testa nei sondaggi e gli analisti prevedono che possa emergere dalle urne come parte della coalizione di governo.
Nikolic ha assunto le redini del partito da quando, nel febbraio 2003, il leader Vojislav Seselj si è consegnato al Tpi (Tribunale penale internazionale Onu per i crimini di guerra nella ex Jugoslavia) per rispondere delle accuse di crimini di guerra. Il problema di Milosevic, ha aggiunto il nuovo leader, è che non ha mai finito ciò che ha cominciato. "Ha desistito in tutti i conflitti che ha iniziato", ha sottolineato, "Il suo più grande errore è che non è stato una persona che non ha portato le cose a termine. Ma le sue politiche ci hanno fatto impazzire. Non posso essere definito un nuovo Milosevic".
Dichiarazioni che non hanno fatto molto per tranquillizzare i crescenti allarmi tra i liberali serbi e i leader occidentali, che temono che un successo dell'Srs - al governo nella coalizione guidata da Milosevic alla fine degli anni Novanta eche ha appoggiato le sue guerre - possa far sprofondare il Paese in un nuovo braccio di ferro con la comunità internazionale.
repubblica Fiat acquista stabilimento Zavasta (30 aprile)
[...]
Sergio Marchionne, Amministratore Delegato del Gruppo Fiat e di Fiat Group Automobiles, ha commentato, "Questa iniziativa rappresenta un ulteriore passo avanti nella strategia di Fiat Group Automobiles finalizzata a supportare le sue aspettative in termini di crescita e volumi. Arriva dopo numerose alleanze mirate e partnership raggiunte negli ultimi quattro anni con primari costruttori automobilistici e fornitori. Inoltre, dimostra la nostra fiducia nella Serbia, la sua industria, le sue competenze manageriali e l'abilità dei suoi lavoratori, senza dimenticare lo stesso mercato automobilistico Serbo, che consideriamo un'estensione integrale del nostro mercato domestico. 54 anni fa, Fiat e Zastava firmavano un accordo per la costruzione di una fabbrica a Kragujevac dove oggi viene prodotta la Fiat Punto. Noi crediamo che, insieme a Zastava, abbiamo giocato un ruolo chiave nello sviluppo dell'industria automobilistica Serba, sia da un punto di vista produttivo che tecnologico. Siamo orgogliosi del fatto che molti ingegneri e tecnici Serbi siano stati formati alla Fiat in Italia e in Serbia."
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sabato 26 aprile 2008
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13:34 Bossi: "Niente scherzi o votiamo uno di sinistra"
"Se Berlusconi ci tira un brutto scherzo noi votiamo come presidente di Camera o Senato uno della sinistra". Umberto Bossi in un'intervista alla Prealpina avverte così Berlusconi.S
12:23[...] dati delle firme raccolte per i referendum: "Quattrocentocinquantamila in un solo giorno, nella storia repubblicana non è mai successo".
L'INCONTRO
2008-04-26
20:22 ROMA - Azzeramento dei vicepremier, con Gianni Letta che tornerebbe al suo posto di sottosegretario alla presidenza del Consiglio e Roberto Calderoli che assumerebbe la responsabilità dell'Attuazione del programma di governo e una parte delle deleghe sulle Riforme, mentre il dicastero con il compito di realizzare il federalismo resterebbe a Umberto Bossi. Sarebbe questo, secondo quanto si apprende da fonti del Pdl e della Lega, il compromesso trovato oggi nell'incontro fra Silvio Berlusconi e i vertici della Lega dopo due ore di faccia a faccia nella sede della Lega di via Bellerio a Milano. Al Carroccio sarebbero confermate inoltre le poltrone dell'Interno per Roberto Maroni e dell'Agricoltura per l'assessore veneto Luca Zaia.
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mercoledì 23 aprile 2008
"I Demoni di San Pietroburgo"
"Roma - I russi l’hanno imbottito di vodka, per anni, sperando che si levasse Dostoevskij dalla testa, una sbronza via l’altra. Ma lui, con tenacia pari all’ostilità sovietica, non faceva altro che pensare a quel povero cristo di scrittore sommerso dai debiti di gioco, dalla miseria, dai ricordi brucianti d’una deportazione in Siberia, dalla ricerca incessante d’un Dio. E l’ha avuta vinta, in finale, Giuliano Montaldo (il regista di Sacco e Vanzetti e L’Agnese va a morire, film d’una certa caratura), se giovedì esce nelle sale I demoni di San Pietroburgo, drammatico cineracconto, ispirato alla vita di Fëdor Michailovic Dostoevskij (1821-1881), il noto romanziere russo che scrisse Umiliati e offesi, Delitto e castigo, Memorie del sottosuolo, per citare solamente i suoi capolavori più diffusi, dov’è centrale il tema della bontà attiva. «La data di questo film? Il 2008!», attacca subito Montaldo, come prevenendo le critiche a un certo suo gusto antimoderno, che circola, qui, a partire dalla teatrale lentezza narrativa, dal fragore operistico delle musiche composte da Ennio Morricone, dalla recitazione febbrile dei personaggi ottocenteschi. Fatto sta che le tematiche care all’autore de I fratelli Karamazov rispondono, comunque, alla crisi spirituale del mondo a noi contemporaneo. «Di editori che fuggono per non pagare e di scrittori che scrivono in mezzo agli stenti, spesso rischiando la vita, ne esistono in molte parti del mondo: ovunque c’è sofferenza intellettuale», nota il regista, che ha voluto nel cast il russo Miki Manojlovic (è l’intenso protagonista, un Dostoevskij oppresso dall’epilessia e dai metodi della Terza Sezione della Polizia criminale zarista) e Roberto Herlitzka (l’ottimo attore di teatro fa Pavlovic, il boss degli sbirri agli ordini dello Zar), Carolina Crescentini (nella parte romantica d’una scrivana devota al romanziere), Anita Caprioli (come Alexandra, vibrante rivoluzionaria di sangue blu), Sandra Ceccarelli (la zia di Alexandra) e Filippo Timi (nel ruolo dell’anarchico Gusiev). «Sono abituato alle avventure, per cui gli ostacoli frapposti, negli anni Ottanta, dai sovietici poco amanti del loro grande autore, non mi hanno smontato. Quando andai a proporre Sacco e Vanzetti ai produttori italiani, ci fu chi mi chiese: “E chi sò? ‘Na ditta di import-export?”», racconta Montaldo, che nonostante una filmografia in odor di funerale (da Tempo di uccidere a Giordano Bruno, spesso i suoi film parlano di morte), sfoggia il proprio umorismo.
LA TRAMA IN BREVE _ San Pietroburgo, 1860. Un attentato provoca la morte di un membro della famiglia imperiale. Pochi giorni dopo lo scrittore Fedor Mikhajlovic Dostoevskij incontra Gusiev, un giovane che, abbandonato il progetto terroristico, si finge pazzo per distogliere i sospetti. Confessato il proprio passato a Dostoevskij, Gusiev lo informa del prossimo attentato organizzato dal commando, pregandolo di sventarlo. Nel frattempo quelle dello scrittore sono ore
terribili: pressato da creditori, deve consegnare il nuovo romanzo all'editore entro 5 giorni. Con l'aiuto di una giovane stenografa, a cui detta le pagine de "Il giocatore", corre contro il tempo, mentre di notte, braccato da un ispettore di polizia, si mette sulle tracce del gruppo terroristico.
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martedì 22 aprile 2008
If the Boot Fits
FROM TODAY'S WALL STREET JOURNAL EUROPE
April 22, 2008
Rome
The Cold War ended in Italy last week – nearly two decades after the tumbling of the Berlin Wall. Our new parliament, elected after two days of voting April 13-14, will not have any members elected under the hammer and sickle. The heirs of the neo-fascist movement have also been expunged from the MPs' rostrum. The vote produced for the first time an Italian government and a main opposition party that at least on paper are both committed to reform. Getting the job done in these postideological times still won't be easy.
Martin Kozlowski |
The new Prime Minister Silvio Berlusconi will rule the country for the third time since 1994. At age 71, this is his last chance to implement the economic changes that Italy badly needs. Mr. Berlusconi promised them in his winning bids in 1994 and 2001, but failed to deliver. He blames his overcautious former allies, the Christian Democrats, and assures us that this time will be different. Allied with the National Alliance of Gianfranco Fini and Umberto Bossi's Northern League, he has to decide whether Italy will regain a loftier status in the European Union or decline in melancholy.
Decline is not inevitable. The North is rich and vibrant, enjoys full employment, and manages to integrate immigrants at a brisk pace. Fiat was turned around by the combined performance of Sergio Marchionne's post-Taylorist management and Luca Montezemolo steering shrewdly through the country's Byzantine business rules. Italy's leading banks Unicredit, Intesa San Paolo and Capitalia rank prominently in Europe. Exports have so far survived the "super euro."
Start-ups dot the suburbs in what Giuseppe Berta calls "The Padania megalopolis," stretching from Turin's Alps to Venice's lagoon. Italy's entrepreneurial class, which traditionally supported the Communist Party and the radical trade unions, today votes for Mr. Berlusconi's freshly minted party, Popolo della Libertà, and shares his individualistic style and happy-go-lucky philosophy. The Northern League's boom – its votes doubled in Milan, Turin and Venice from the 2006 election – is also rooted in this new class, often invisible to the old media pundits.
The good news ends here.
The South remains backward and unemployment is high. The grip of organized crime is vicious. In his brilliant book "Gomorrah," Roberto Saviano showed how the Camorra, Naples's Mafia, adapted to globalization faster than any Italian company, dealing directly with China and taking advantage of the free market.
Sicily's new governor, Raffaele Lombardo, who allied himself with Mr. Berlusconi, promises to open the island to foreign investments. "Sicily will be the next Ireland," he boasts, hoping to breed a Mediterranean tiger. A nice idea – but, according to studies by the Bank of Italy, organized crime still scares the heck out of international investors, who fear starting a business there will place them next to a paunchy Godfather at the first board meeting.
Silvio Berlusconi knows all the bad news – that the IMF projects Italy's growth this year at a puny 0.3%, that we have fallen from No. 1 in the world in tourism in 1970 to No. 6 now. We were proud to overtake the British economy in the '80s, when Italy joined what is now the G-8; now we are shamed by a Spain that's doing better than us. Since 1986 no Italian has won a Nobel Prize in science. Italy's schools and universities are like our highways: Slow, crowded, inefficient and outdated. Italy's prominent movie director, Nanni Moretti, shoots elegant, narcissistic, decadent films, depicting a country scared to death about the future.
Mr. Berlusconi's opponent, former Rome Mayor Walter Veltroni, lost the election but came away with a brand-new party, the Democratic Party. Having dispatched the Communists, his strategic dilemma is how to raise a new generation of leaders during the five years that Mr. Berlusconi will likely spend in Palazzo Chigi.
Mr. Veltroni has to root his party in the North and prepare it for the globalized knowledge-economy that workers are so nervous about. Pro-American and a savvy pop-culture fan, Mr. Veltroni adapts well to new environments. But he needs patience – and the spine to keep the old guard at bay. For Mr. Berlusconi, the strategic dilemma is how to face up to Italian reality. Romano Prodi, the departing prime minister, put Italy's fiscal house in some order. But his sound liberalization plans were sabotaged by the radical left. A decent and competent leader, Mr. Prodi was poorly served by a squabbling, petulant cabinet.
Reality ended Mr. Prodi's dream and threatens Mr. Berlusconi's. The new premier warns of "hard times." His minister of finance, Giulio Tremonti, published last month a best-selling book titled "Fear and Hope," echoing the slightly antiglobalization themes of Barack Obama and Hillary Clinton. It worked well with the small-business voters in the North. There is a difference, however, between calling for curbs on Chinese and Indian imports in a political campaign and being a policy maker in the real world.
Don't expect a different Silvio Berlusconi in style. The Caraceni suit, the foreign leaders invited to his villas, the stand-up comedian jokes, the bandanna and foulard – all will stay. But to secure himself a decent chapter in Italian history, Mr. Berlusconi now has to deliver what he has promised since 1994: Quick reforms.
Italy's left – like Italian football in the '60s – can be hesitant on offense but remains world-class on defense. It will be impossible to jump-start the reform program if sharing the spoils of power comes first. While handing out plum public sector jobs to allies might be tempting for Mr. Berlusconi, it would antagonize the center-left and tempt it to filibuster his legislative program and encourage unions to occupy the squares. His success depends on creating a positive political climate.
The long campaign for reforms has raged for 14 years. Italians are exhausted. The world adapts at high speed while we bitterly blame each other. Italy can still pull it off, moving out of the Cold War and into the 21st century. For everybody – Messrs. Berlusconi and Veltroni and the old country – it may very likely be the last chance.
Mr. Riotta is editor of the RAI TV news program Tg1.
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